Post Info TOPIC: I “misteri gloriosi” educano alla speranza
Angelo Amato, SDB

Date:
I “misteri gloriosi” educano alla speranza
Permalink   


I “misteri gloriosi” educano alla speranza e alla gioia

“Mater spei”, madre della speranza, viene invocata Maria. E a ragione. Nell’ora della prova, durante la passione, Maria la madre ha seguito e accompagnato Gesù passo passo fino al sacrificio supremo sulla croce. Maria è stata fino all’ultimo discepola fedele del suo Figlio. Non ha mai interrotto la sequela Christi. Anzi, proprio in questo periodo, Maria è stata la madre che ha sostenuto la speranza di chi aveva perduto ogni speranza. E la sua grande fede fu premiata da Gesù, che per primo apparve a sua madre.
Nella catechesi mariana di mercoledì 21 maggio 1997, il Santo Padre Giovanni Paolo II diceva: “È [...] legittimo pensare che verosimilmente la Madre sia stata la prima persona a cui Gesù risorto è apparso. L’assenza di Maria dal gruppo delle donne che all’alba si reca al sepolcro (cfr Mc 16,1; Mt 28,1), non potrebbe forse costituire un indizio del fatto che Ella aveva già incontrato Gesù? Questa deduzione troverebbe conferma anche nel dato che le prime testimonianze della risurrezione, per volere di Gesù, sono state le donne, le quali erano rimaste fedeli ai piedi della Croce, e quindi più salde nella fede”.3
Che l’eventuale apparizione del Risorto alla madre non venga registrata nei Vangeli, viene spiegato col fatto che si tratterebbe di una testimonianza superflua.
Il benedettino inglese, Eadmero di Canterbury (1064-1124), a questo proposito, afferma: “Se vi fosse scritto [nei Vangeli] che alla Madre del Signore, alla Regina del mondo, lo stesso Figlio suo, risorgendo dai morti, è apparso come ad uno qualsiasi e l’ha in questo modo informata della sua risurrezione, chi non giudicherebbe superflua questa testimonianza scritta? È come se mettesse la Regina del cielo e della terra e di ogni creatura sullo stesso piano del tale o talaltro, uomo o donna che sia, ai quali Gesù apparve”.4
In realtà, Gesù Risorto che appare per primo a sua Madre è un tema caro alla pietà sia occidentale sia orientale. Abbiamo testimonianze di ciò fin dal primo millennio dell’era cristiana.
Il poeta latino Sedulio (prima metà del secolo V), nel suo Carme pasquale, riporta la prima apparizione del Cristo risorto a Maria: “Il Signore si mostrò innanzitutto al suo sguardo [di Maria] quando si presentò apertamente nella luce, affinché la buona madre, divulgando i grandiosi miracoli, essendo stata un giorno la via per la sua prima venuta, diventasse anche il segno del suo ritorno”.5
Nel secolo VI, il vescovo Cesario di Arles, in uno dei suoi sermoni, paragonando Maria alla luna e San Giuseppe e gli undici apostoli al sole e alle undici stelle del sogno di Giuseppe dell’A.T. (cfr Gn 37,9-13), afferma che questo sogno si è realizzato nella risurrezione di Gesù: “Questo sogno non si adempì per quel Giuseppe, mentre i misteri di quel sogno si sono adempiuti nel nostro Giuseppe, cioè nel Signore nostro Gesù Cristo. Infatti il sole, la luna e le undici stelle lo hanno adorato quando dopo la risurrezione la santa Madre, come luna, e il beato Giuseppe, quasi come il sole insieme alle undici stelle, cioè i beati Apostoli, si sono curvati e prostrati davanti a lui, portando a compimento la profezia che aveva detto: «Lodatelo, sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle» (Sal 148,3)”.6
Nel vangelo apocrifo di Gamaliele (sec. VI), si narra di Santa Maria che non trova il corpo di Gesù nel sepolcro: “Ma poi apparve la luce e, mentre ella nel suo cuore era afflitta e addolorata, un forte profumo di aromi si effuse dal lato destro dell’ingresso del sepolcro. Sembrava che si sprigionasse il profumo dell’albero della vita. La Vergine si voltò, guardò al lato destro della tomba presso una spirale d’incenso e vide il buon Dio, là, in piedi, con un abito molto bello di porpora celeste”.7
Giorgio di Nicomedia (sec. IX) loda Maria, come colei che fu la prima a vedere il Figlio risorto e a provare “la gioia della risurrezione vivificatrice”.8
Un theotokion, composto dall’imperatore Costantino VII Porfirogenito (sec. X), così loda la Beata Vergine: “Ti sei rallegrata con i discepoli, o Vergine Madre di Dio, perché hai visto Cristo risuscitato dal sepolcro il terzo giorno, come egli aveva predetto. Manifestatosi anche ai discepoli, egli li ammaestrò e insegnò loro le cose migliori, dando loro l’ordine di battezzare nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo e a noi di credere nella sua risurrezione e di glorificare te, o Fanciulla”.9
Uno scrittore copto del secolo VIII immagina un dialogo tra Maria e il suo figlio divino. A Maria spaventata dal fulgore del risorto, Gesù risponde: “«O madre mia, che mi portasti nel tuo seno per nove mesi e cinque giorni, che mi portasti sul dorso, che mi nutristi del latte delle tue mammelle, più dolce del miele e dello zucchero, più bianco del latte, più limpido dell’acqua del giardino dell’Eden, cosa farò per te, o Maria, madre mia, per quale opera mi hai chiamato? Quale domanda ti devo accordare? cosa vuoi da me, cosa devo fare per te?». La Vergine benedetta rispose al figlio diletto: «Mio figlio e mio diletto, mio Signore Gesù Cristo, mio Dio, mio Salvatore e mio Sovrano; tu sei la mia speranza, il mio rifugio, la mia forza: è in te che metto la mia fiducia [...]; sei tu che menzionerò in ogni tempo e alla fine dei giorni; tu sei nato da me per tua propria volontà e con il consenso di tuo Padre e dello Spirito Santo. Ora, mio Signore, ascolta la mia preghiera e la mia richiesta, presta l’orecchio alle parole che la mia bocca sta per pronunciare»”.10
Nella nostra tradizione latina, questo evento è stato registrato sia negli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, che nella prima meditazione della quarta settimana che pone la contemplazione su “Come Cristo nostro Signore apparve alla Madonna” (n. 218-219; 299); sia nella pietà popolare, nella nota processione dell’Incontro del Risorto con la Madre, all’alba della domenica di Pasqua (il Salubong della tradizione filippina).
Il significato di questo straordinario mistero glorioso viene spiegato dal Santo Padre con queste parole: “Presente sul Calvario durante il Venerdì Santo (cfr Gv 19,25) e nel cenacolo a Pentecoste (cfr At 1,14), la Vergine Santissima è probabilmente stata testimone privilegiata anche della risurrezione di Cristo, completando in tal modo la sua partecipazione a tutti i momenti essenziali del Mistero pasquale. Accogliendo Gesù risorto, Maria è inoltre segno di anticipazione dell’umanità che spera nel raggiungimento della sua piena realizzazione mediante la risurrezione dai morti. Nel tempo pasquale la comunità cristiana, rivolgendosi alla Madre del Signore, la invita a gioire: «Regina Coeli, laetare, Alleluia!», «Regina dei cieli, rallegrati, Alleluia!». Ricorda così la gioia di Maria per la risurrezione di Gesù, prolungando nel tempo il «rallegrati» rivoltole dall’Angelo all’annunciazione, perché divenisse «causa di gioia» per l’intera umanità”.11
Gioia e speranza sono esperienze vissute da Maria, che, come madre, modello e maestra della Chiesa, insegna a tutti i suoi figli.
Il poeta Charles Péguy riassume bene questo in una sua preghiera alla Vergine: “A colei che è infinitamente ricca. / Perché è anche infinitamente povera. / [...] A colei che è infinitamente giovane. / Perché è anche infinitamente madre. / [...] A colei che è infinitamente gioiosa. / Perché è anche infinitamente dolorosa. / Settanta e sette volte settanta volte dolorosa. / A colei che è infinitamente commovente. / Perché è infinitamente commossa. / A colei che è tutta Grandezza e tutta Fede. / Perché è anche tutta Carità. / A colei che è tutta Fede e tutta Carità. / Perché è anche tutta Speranza”.12



4. Le sette gioie di Maria e la nostra speranza


La celebrazione di Maria è una caratteristica della Chiesa indivisa. Filippo il Cancelliere (sec. XIII) ha un opuscolo dedicato alle sette gioie della Beata Vergine. In realtà, si tratta di sette invocazioni a Maria, madre e maestra della nostra gioia e della nostra speranza. Eccole, in un nostro adattamento.
1. Ave, Maria, piena di grazia, tempio della Trinità, ornamento della suprema bontà e misericordia. Per questa tua gioia noi ti preghiamo di meritare che Dio Trinità abiti sempre nel nostro cuore e ci accolga nella terra dei viventi.
2. Ave, Maria, Stella del mare. Come il fiore non perde la bellezza a causa del profumo che emana, così tu non perdi il candore della verginità per la nascita del Creatore. O Madre pia, per questa tua seconda gioia, sii nostra maestra nell’accogliere Gesù nella nostra vita.
3. Ave, Maria, la stella che vedi fermarsi sul bambino Gesù ti invita a rallegrarti perché tutte le genti adorano il tuo Figlio. O stella del mondo, fa’ che anche noi possiamo offrire a Gesù l’oro della purezza della nostra mente, la mirra della castità della nostra carne, l’incenso della preghiera e dell’adorazione continua.
4. Ave, Maria, una quarta gioia ti è concessa: la risurrezione di Gesù il terzo giorno. Questo evento rafforza la fede, fa rinascere la speranza, concede la grazia. O Vergine, madre del Risorto, effondi preghiere a tutte le ore affinché, grazie a questa gioia, al termine della nostra vita, siamo riuniti ai cori beati dei cittadini del cielo.
5. Ave, Maria, hai ricevuto una quinta gioia, quando hai visto il Figlio salire alla gloria. Attraverso questa gioia imploriamo di non sottometterci alle potenze del demonio, ma di salire al cielo, dove finalmente possiamo godere con te e con il Figlio tuo.
6. Ave, Maria, piena di grazia. La sesta gioia te la dona lo Spirito Santo Paraclito, quando discende dall’alto a Pentecoste sotto forma di lingue di fuoco. Per questa tua gioia noi speriamo che il Santo Spirito bruci col suo fuoco di grazia i peccati causati dalla nostra cattiva lingua.
7. Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Alla settima gioia Cristo ti ha invitato quando ti ha chiamato da questo mondo al cielo, innalzandoti al di sopra di tutti i cori celesti. O Madre e Maestra, intercedi per noi affinché anche noi siamo innalzati al sommo delle virtù della fede, della speranza, della carità per poter un giorno essere uniti ai cori dei beati nella gioia eterna.
Preghiamo
Signore Gesù Cristo, che ti sei degnato di rallegrare la gloriosa Vergine Maria con questa gioia settiforme, concedimi di celebrare devotamente queste medesime gioie, affinché, mediante la tua materna intercessione e i suoi meriti gloriosi, io possa essere sempre liberato da ogni tristezza presente e meritare di gioire eternamente della tua gloria, insieme a lei e a tutti i tuoi santi. Amen.


                                                                                  Angelo Amato, SDB



IMMAGINE:
1
Scene della vita di Maria di Nazaret
 2 Invoronazione di Maria V., del Beato Angelico, Louvre, Parigi



1 Paolo VI, Lettera enciclica Marialis cultus (1974), n. 21.
2 R. Guardini, Il rosario della Madonna, Morcelliana, Brescia 19945, p. 60-62.
3 Giovanni Paolo II, Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, LEV, Città del Vaticano 1998, p. 172.
4 Testi mariani del secondo millennio, vol. III p. 121.
5-6-7-8-9-10 Testi mariani del primo millennio, vol. III p. 426; vol. III p. 573-574; vol. I p. 890; vol. II p. 768; vol. II p. 948; vol. IV p. 768.
11 Giovanni Paolo II, Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, p. 173.
12 Maria. Testi teologici e spirituali dal I al XX secolo, Mondadori, Milano 2000, p. 1355-1356.


__________________
Page 1 of 1  sorted by
Tweet this page Post to Digg Post to Del.icio.us


Create your own FREE Forum
Report Abuse
Powered by ActiveBoard